La vecchiaia non è la malattia

La vecchiaia non è la malattia come alcuni pensano.

È come se il tempo si fosse fermato al Il secolo a. C., quando Terenzio, scrittore latino, fa dire ad un personaggio di una sua commedia “senectus ipsa est morbus”: la vecchiaia è essa stessa una malattia. No, la vecchiaia non è la malattia. È evidente che oggi tutto è cambiato: è aumentata l’aspettativa di vita, sono sempre più numerosi gli ultranovantenni e i centenari sani. Basterebbe questa constatazione per affermare che la vecchiaia non è una malattia e, quindi, non dà sintomi. Tutto quanto viene attribuito agli anni che incalzano, la stanchezza, la perdita di energia, la mancanza di entusiasmo, i dolori muscolari od articolari cosi frequenti ad una certa età, non è un retaggio obbligato della vecchiaia, ma il segnale di qualcosa che non funziona nel nostro organismo; da riconoscere, perciò, e da curare.

La vecchiaia non è la malattia

Così la spossatezza può essere un segno di anemia o di uso improprio di farmaci, i dolori diffusi l’avviso di importanti patologie osseo articolari o nervose, talvolta segnali iniziali di depressione. La depressione in particolare, può mimare quelle che vengono viste come le classiche caratteristiche della vecchiaia: minore interesse verso l’ambiente, minore energia e intraprendenza, pessimismo. L’invecchiamento è un processo biologico universale, lento e irreversibile, che in assenza di malattia, non dà segni di sé. l vecchi sani riferiscono di sentirsi come quando a avevano vent’anni.

Accettare la vecchiaia come malattia è vedersi come gli altri ci vedono, secondo un diffuso stereotipo vecchio-malato. E anche non sentirsi responsabili quando la salute malferma è la conseguenza tardiva delle cattive abitudini di vita. Il paziente anziano, spesso senza rendersene conto, accetta il binomio vecchiaia-malattia come compromesso che gli permette il “mal comune mezzo gaudio”, un’appartenenza universale di fronte al pericolo della solitudine della malattia stessa. Vecchiaia come malattia non è quindi un rischio così remoto e lontano nel tempo. Anche il medico può esserne coinvolto. La frettolosità e la superficialità nell’affrontare i problemi del paziente anziano può nascondere talvolta il bisogno inconsapevole del medico di prendere la distanza dal proprio invecchiamento, vissuto come anticipazione della propria morte.
La vecchiaia non è la malattia, fidatevi dell’esperienza.

Dr. Elio Musco